Inquadramento del diritto nell’era della convergenza tecnologica: il caso particolare della didattica a distanza.
Autore: Rosa Tarricone, laurenda in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi Roma Tre.
Internet, la piattaforma digitale della quale ci avvaliamo ogni giorno per effettuare ricerche, oggi diventa un’esigenza. Non è più il nostro “quid pluris” quanto la “condicio sine qua non”. Siamo i protagonisti di un’era che abbandona quasi totalmente il cartaceo per sposare il virtuale.
Celerità, automatismo e qualità prendono il sopravvento e lasciano in panchina un fattore fondamentale: il contatto umano. Sarebbe ridondante ricordare quanto esso sia necessario oggi giorno, ancor di più con la pandemia che è in corso. Lo stiamo vivendo in prima persona, saremo noi a scrivere pagine di libri di storia questa volta.
Ebbene sì, siamo beneficiari- e al contempo vittime- di un regalo chiamato tecnologia avanzata. E’ senza dubbio un regalo straordinario considerate le crescenti opportunità che ci presenta, pressoché sconosciute all’esperienza precedente; è tuttavia un’arma a doppio taglio perché ci rende sempre più virtuali e sempre meno umani, o per meglio dire fisici. Ma, ahimè, quel che da questo anno tormentato abbiamo imparato è che la tecnologia è solo un mezzo al nostro servizio, spetta a noi doverla impiegare come ci aggrada. Ed è grazie a questo mezzo che da un anno riusciamo a lavorare e a studiare da remoto, seppur con qualche piccola complicazione.
Consideriamo, ad esempio, la didattica a distanza: un caso pressoché particolare, inedito e inaspettato che ci comunica un grande messaggio. Da sempre abituati al tradizionale metodo di insegnamento, fatta eccezione per le Università telematiche, noi aspiranti giuristi – e in generale gli universitari e i Docenti- siamo stati colti alla sprovvista. Ma non potevamo di certo blindare quello che è un nostro diritto sancito dalla nostra Carta Costituzionale: il diritto allo studio.
Per poter consentire il proseguimento degli studi, la tecnologia è corsa in soccorso: un modo per dire che, sì, la DAD non sarà un metodo di studio idilliaco ma ci ha letteralmente salvati. In un momento storico diverso, non sarebbe stato facile consentire a noi studenti di sostenere esami e di laurearci in modalità telematica, senza attendere ulteriore tempo da sottrarre inevitabilmente alla nostra carriera.
Ho frequentato tutte le lezioni nei primi mesi di lockdown e, devo dir la verità, non mi è pesato inizialmente. Anzi, mi ha stimolato: sono riuscita a seguire lezioni la mattina molto presto che in tempi normali, con la distanza e il traffico della città, non avrei potuto seguire costantemente. Essendo stata sempre a casa, ho potuto partecipare a varie lezioni che normalmente sarebbero state inconciliabili; e quelle che eventualmente si sovrapponevano, le ho potute ascoltare nel tempo libero grazie alla loro registrazione sulla piattaforma.
Ecco, la possibilità di registrare una lezione credo sia stata una delle cose che mi è stata particolarmente di aiuto per il ripasso e per le eventuali lacune, talvolta causate dall’altra faccia della medaglia: la poca concentrazione. Se, per un verso, inizialmente non ho accusato granché, in un secondo momento ho appreso che un’aula dell’Università regala chicche di insegnamento e di curiosità che non è solito fare un computer con la videocamera disattivata.
Gli esami non sono stati particolarmente facili, la connessione poteva non essere stabile e capitava a molti studenti di non riuscire a sostenere interamente l’esame. Personalmente, rispetto ai primi mesi, ora mi sento più sicura quando sostengo un esame online. Prima era un’avventura, un vicolo cieco. Credo in ogni caso che ormai ci siamo abituati, abbiamo compreso che, volente o nolente, occorre spirito di adattamento.
Quel che credo la pandemia abbia sradicato riguarda le nostre sensazioni: l’Università è il nostro habitat, è un centro di infiniti scambi e partecipazioni, è confronto, è critica, è opportunità. Ed ancora è risate, ansie, è un caffè prima della lezione, è incontro e contatto. E’ ciò che fino a poco tempo fa albergava nelle nostre vite in maniera quasi scontata. Ecco, queste sono le sensazioni che purtroppo un computer, per quanto straordinario sia il suo operato, non riesce a regalarci. Ed è proprio ora che noi studenti ne comprendiamo ancor più l’inestimabile valore.
Molteplici sono i pro e i contro, come in tutte le cose. Soprattutto, non esiste un metodo di insegnamento migliore o peggiore. Con la situazione che stiamo vivendo abbiamo messo in discussione i capisaldi della lezione frontale, ci siamo fermati a riflettere sul nostro metodo e ciò ha implicato inevitabilmente un cambiamento nel modus operandi adottato fino a poco fa.
Ed è proprio questo che attira la nostra attenzione: volgendo lo sguardo al futuro, può la DAD presentarsi come un valido elemento innovativo ed integrativo del tradizionale metodo di insegnamento? La risposta evidentemente non può che dipendere dall’esperienza diretta di ogni studente.
Considerando la tematica da una prospettiva oggettiva, è evidente che la DAD abbia portato ad un’ampia riflessione su diversi aspetti giuridici, tra i quali la disuguaglianza digitale (il c.d. Digital divide) e il possibile riconoscimento costituzionale del diritto di accesso ad Internet. Fenomeni complessi e oggetti di lunghi dibattiti che, grazie alla DAD, sembrano aver raggiunto una posizione paritaria per tutti.
In secondo luogo, ha permesso la conservazione del materiale didattico- anche in differita- sulla piattaforma digitale dell’ateneo. In questo modo gli studenti hanno la possibilità di organizzarsi secondo le proprie esigenze e secondo i propri orari, potendo ritornare sulla stessa video-registrazione più volte. Parlando di numeri, le riunioni su Zoom, Teams, Meet e le altre piattaforme utilizzate hanno contribuito ad aumentare la partecipazione.
Questo certamente avviene grazie alla maggiore accessibilità dell’incontro senza bisogno di spostamenti. Un fattore che ha registrato un grande risparmio economico. Ma sarà possibile combinare gli aspetti positivi della Didattica a Distanza con i capisaldi della lezione frontale che da sempre è colonna portante della nostra vita?
Personalmente, credo di si. Potrebbe essere intelligente fornire - e conseguentemente conservare- del materiale didattico online, con la possibilità di ascoltare in differita in base ai propri impegni. Sono sicura che ogni studente, dal proprio punto di vista, possa presentare un aspetto da “mantenere” e quindi inserire nel nostro sistema di formazione anche una volta terminata l’emergenza sanitaria.
Può essere un mezzo innovativo da affiancare al contatto fisico, alla partecipazione e allo scambio di idee che compongono il tessuto accademico. Può essere un valido mezzo utilizzabile in maniera consapevole ed integrativa e che ci consenta di andare oltre, non di limitarci a viverlo passivamente.
Credo non ci sia frase migliore di quella dello scrittore e filosofo spagnolo Baltasar Graciàn per descrivere il momento attuale: “Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato.”
Noi, protagonisti di questa nuova era, l’era della convergenza tecnologica, l’era del c.d. neoliberismo, siamo chiamati a scrivere la storia ancorandoci al passato e volgendo lo sguardo al futuro. Spetta a noi tracciare le linee innovative del sistema. E, chissà, la DAD, rientra tra queste.
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